GORGUTS - Obscura (Olympic 1998)
Chiamarsi Gorguts fa molto metal. Intitolare un disco Obscura anche. Piazzare in copertina un vecchio barbuto che medita incriccato in una qualche scomodissima posizione yoga non è tanto metal. Mettere una frase di Osho, noto santone-indiano-illuminato-bellalìchevispiegoiocomefunzionabruttignoranti meno ancora (vedi i Cynic). Essere canadesi non lo è per niente, come insegna South Park (la differenza tra Cartman e Osho sta solo nel cinismo, alla fine... il che fa ovviamente vincere Cartman alla grande. Ma forse anche piazzare in copertina Cartman non è roba abbastanza da metallari - sicuramente meno di quanto lo siano, chessò, gli Immortal con un'ascia bipenne in mano). I Gorguts ste caratteristiche le hanno tutte e facendo due conti verrebbe da pensare che no, tirando le somme non sono granchè metallosi. Poi piazzi su il disco e al primo giro ti viene mal di testa. Al secondo ridi. Al terzo cominci a dire 'oh cazzo, qua succede roba interessante'. Al quarto ti escono gli occhi dalle orbite e ti rimangi tutto: questi smetallano pesantemente. E' come prendere tutti quei gruppi death sperimentali/evoluti dei primi anni novanta tipo Atheist, Pestilence e compagni, togliere tutte le parti jazzate e trippose e lasciare solo il pestaggio, i riff sghembi e i cambi di tempo da malati assassini. Attenzione però, che il death tecnico suonato oltre il muro del suono non c'entra una fava: certo, la batteria va a mille, ma i riff in sè non sono roba da far venire i crampi alle dita anche facendo air guitar, sono 'solo' talmente ricercati e sperimentali nei suoni, negli accordi, nelle armonizzazioni e nella struttura che ti sembra di non aver mai sentito niente del genere. Il bello è che non è roba buttata a caso, ha tutto senso e dopo qualche ascolto finisci anche per canticchiarteli e muovere la capoccia a ritmo. E tutto ciò ti spacca la testa. E per questo ovviamente ti piace. E pure parecchio.
No comments:
Post a Comment