La prima è facile da spiegare. Un'infanzia comune passata in solitudine a spazzare frigoriferi scassandosi di dolci come se la vita fosse un'Unica Interminabile Merenda. Un sottofondo musicale sempre identico a se stesso, che ti fa sentire più aggressivo e contro il sistema dietario di valori calorici imposto da quella gran vacca di tua madre. Il fatto che la pubertà, invece dell'inizio di una seria sconfinata di possibilità, sia in realtà una mitragliata di fallimenti.
Da lì a fare comunella è un attimo. Uniti nella sconfitta ci sentiremo meno ripugnanti: e la scopata di uno è l'orgoglio di tutti.
METALLICA - Death Magnetic
Sono tornati: tonici, incazzati (ma stilosi, vanno a fare shopping in via Montenapoleone un giorno prima del concerto di Bologna) e con un disco che solo chi apprezza il M-E-T-A-L potrà capire a pieno. Rick Rubin, il “santone delle produzioni” (cit.) ha tirato un paio di volte il culo a Lars e gli ha detto “zio, inizia a suonare come quel porcodiddio comanda, parla di meno e stai seduto che io sto in panciolle sul divano di casa”. Poi, Hetfield ora beve solo acqua (Perrier) e Gatorade (2 lemon, 2 orange), gli alcolici sono solo un brutto ricordo. Hammett pensa solo alle fighe e al surf, mentre Trujillo se la spassa a Santa Monica coi fanta brodaz dei Suicidial Tendencies. Insomma I METALLICAMETALLICAMETALLICA sono una band in forma, con un disco altrettanto in forma. Non mi interessa sentir dire dagli amici in un pub di milano che “i Metallica hanno fatto copia/incolla dei dischi degli anni 80 per uscire dal tunnel in cui erano caduti qualche anno fa”. Death Magnetic vi spaccherà il culo d’ora in avanti. Era da molti anni che non sentivamo una band così compatta, così incazzata verso il prossimo, ancora capace dopo vent’anni di scrivere un riff spaccaossa e grintoso come quello di “This Was Just Your Life” fra Master Of Puppets e il Black Album. Vogliamo parlare del suono? Anche no, ascoltatelo e vi renderete conto. Vi renderete conto che una canzone come il singolo “The Day That Never Comes” pur riprendendo un po’ “One”, un po’ “Fade To Black” e a tratti “Orion” entra dentro manco fosse un cazzo di gomma e la successiva “Alll Nightmare Long” è stata votata dal sottoscritto come
voto del Sindaco: 20/10
METALLICA - Death Magnetic
Il Dott Rubin Von Bobrockeinstein, produttore discografico statunitense, si reca in Transilvania per reclamare la sua eredità: il Castello di suo nonno, scienziato e luminare.
Qui presto scopre un libro scritto dal nonno intitolato "Come li feci".
Con l'aiuto del suo assistente Igor, il gobbo, mette insieme un gruppo per poter produrre un disco che venderà fantamiliardi di copie e tenta di riportarla in vita all'interno del laboratorio del nonno.
Igor, mandato dal dottore a rubare i cervelli dei componenti di una storica e pettinata band fondamentale per la Storia del Metal, per errore prende quelli sbagliati e così la band, dotata dei cervelli anormali di un butterato con i tatuaggi più brutti del pianeta, un nano nazista stempiato, un ermafrodita e un gorilla messicano, registra un disco, Death Magnetic.
L'hybris strabordante del diabolico dottore spinge la band a tornare alle sonorità di un tempo, cercando di ripercorrere la strada dell'illustre avo e vivere di gloria riflessa.
La creatura scappa dal laboratorio e comincia ad infestare il mondo.
10 tracce della durata media di 36 ore cadauno fanno cadere lo speranzoso fan in una specie di trance metanfetamica che al ritorno dei normali livelli di decibel fa esclamare 'che fanta back to the roots del porcoddio'. Due palle.
Riff presi a cazzo da '... And Justice For All' e 'Master of Puppets' fanno urlare al miracolo i rimastoni a cui sono rimasti solo i Trivium come ragione di vita, la batteria del nano nazista che copre qualsiasi cosa e il basso del gorilla messicano che non si sente perchè tanto è negro quindi superfluo.
Le ballatone strappa mutande e il piano di Unforgiven III (porcodio il piano... se non stai registrando un disco degli Emperor ficcatelo nel culo il piano) sono forse il punto più basso nella gloriosa Storia del Metal dalla caduta dei capelli di Devin Townsend (anche i pelati fanno dischi pettinati).
In sostanza, noi non ci facciamo babbare dai riff di nessuno, avete fatto un disco di merda e non basta tornare al vecchio logo per tornare ad essere degli spessi.
E quando arriverete a suonare a Milano come foste l'Ottava Meraviglia del Mondo noi verremo a vedervi perchè tanto non paghiamo ma niente potrà sottrarvi al ludibrio di SoloMacello.
voto: tiro lo sciacquone e t’ho già dimenticato